Anna Angeli (Anì di Berte)
Mutamento delle condiziMutamento delle condizioni femminili, con ispirazione prioritaria a famiglia e casa.oni femminili, con ispirazione prioritaria a famiglia e casa.
E’ nata nel comune di Capo di Ponte al centro della Valle Camonica (Brescia), il 7 settembre 1934, gemella del primogenito di quattro maschi, figli del calzolaio del borgo di Cemmo, Alberto Angeli e di Caterina Manganoni, in una famiglia di risorse limitate. Da subito fu affidata ai nonni paterni nella frazione di Pescarzo, dove crebbe con l’affettuosa zia Maria (Marì); Anna poi fece da sorella maggiore alla cugina Rosalba.
Il nonno era di buona indole, Angelo Giomaria Angeli era il primo figlio di Alberto, capostipite da cui derivò il ramo “dei Berte”; quest’ultimo, uomo energicamente camuno, verso la fine dell’800 con lo zio claudicante (perciò detto Gambetta, ex carabiniere caduto da cavallo) era emigrato in Argentina, per poter poi solo Alberto ritornare a Pescarzo, dove fece il sacrestano.
Qui nel piccolo borgo medioevale, Anna Angeli frequentò le elementari e in seguito proseguì privatamente dalle Suore Dorotee di Cemmo; il sogno di nonno Angelo era di farne una brava maestrina, purtroppo osteggiato dalla nonna Domenica, sua moglie. Anna presto ebbe a confrontarsi con la chiusa società rurale, in cui il destino della donna non poteva oltrepassare il limite di «casa-campi-stalla-pascolo». Anna visse così sulla propria pelle il travaglio della crisi patriarcale del mondo arcaico (contadino e pastorale), incapace ormai di contenere e di promuovere le istanze affioranti di emancipazione delle nuove generazioni.
Il bisogno di realizzarsi in spazi di indipendenza economica, la portò a fare la mondina stagionale in pianura alla periferia di Milano, dove conobbe Giuseppe Zucchelli che sposò appena raggiunta la maggiore età, che allora era di 21 anni. Trasferiti da Buccinasco a Cerchiate di Pero, nei sobborghi della grande città, dopo due anni nacque il loro l’unico figlio Dario; Anna affettuosamente consacrò tutta la propria vita a “famiglia e casa, casa e famiglia”. Per dare un aiuto economico, lavorò anche come domestica, operaia di lavorazion tessili, e fabbricazione fiale farmaceutiche.
Allo scopo di dare un sostegno al figlio, all’inizio degli anni ’90, si traferì a Cusano Milanino, dove accudì con grande dedizione, oltre al coniuge anche i due nipoti Luca e Fabio; è morta nel 2018 ed è tumulata accanto al marito Giuseppe nel cimitero della “città giardino”, allo scopo di rimanere vicina a tutti i propri familiari.